Nawal al-Sa'dawi, Zeina, Atmosphere Libri

Nawal al-Sa'dawi, Zeina, Atmosphere Libri
Traduzione dall'arabo di Federica Pistono




  Romanzo psicologico, ricostruisce il dramma di una madre, Budur, che ha abbandonato in strada la figlia illegittima, Zeina, per poi sposarsi e costruirsi una famiglia borghese e una carriera universitaria. 
Il romanzo è soprattutto la storia di Zeina, abbandonata sul ciglio di una strada del Cairo e allevata in strada. Un’infanzia e un’adolescenza difficili, segnate dall’assenza dei genitori, della famiglia, della sicurezza e dell’affetto. Zeina supera le numerose prove grazie al proprio carattere adamantino e diventa una donna dura, gelida, inaccessibile all’amore.


Il romanzo ci presenta la storia di due donne, Budur e Zeina, madre e figlia, costrette a confrontarsi, sia pure in modo drammaticamente diverso, con l’oppressione della società patriarcale egiziana.

Budur, docente universitaria e famoso critico letterario, è imprigionata in un matrimonio infelice.    Nasconde un passato pesante: prima di sposarsi, negli anni degli studi universitari, ha vissuto una storia d’amore segreta con un giovane rivoluzionario, Nassim, arrestato come prigioniero politico e ucciso in carcere. Dalla relazione è nata una figlia, Zeina, che la madre ha abbandonato sul ciglio di un polveroso marciapiede del Cairo. La bambina è cresciuta in strada, allevata da donne sole. In strada ha conosciuto la violenza e la prepotenza, imparando non solo a sopravvivere, ma soprattutto a vivere, a essere se stessa, a testa alta. Circondata da un mondo crudelmente maschilista, Zeina ha imparato a difendersi dalle aggressioni maschili fin dalla più tenera età, rifiutando il ruolo di vittima. Una professoressa, a scuola, ha scoperto il suo straordinario talento e l’ha avviata a una brillante carriera di cantante e ballerina.
  Dopo aver abbandonato la figlia illegittima in strada, Budur ha sposato Zakariyya, un famoso giornalista, vivendo un matrimonio caratterizzato dalla convenienza, dalla mancanza d’amore, dall’ipocrisia. Dal matrimonio è nata una bambina, Magida, che, per un caso della vita, ha frequentato la stessa scuola di Zeina, di cui è divenuta amica. Mentre Magida è cresciuta nel salotto letterario della madre, Zeina ha studiato musica, canto e danza. 

  Giunta alla mezza età, Budur desidera affermarsi come scrittrice, oltre che come studiosa, pertanto inizia a scrivere un romanzo, che in realtà rappresenta un tentativo di auto-analisi. Il manoscritto viene misteriosamente rubato e l’indagine sullo strano furto costringe la donna a un oscuro viaggio nel proprio passato e a un drammatico confronto con i propri errori giovanili, primo fra tutti l’abbandono di Zeina.
  Zeina, ormai adulta, è diventata un’artista di successo: bella, forte, profonda, coraggiosa, appare come l’antitesi della madre, debole e problematica. Pur circondata da corteggiatori, ne ignora le avances e  vive lontana dagli uomini: come ha dovuto un giorno crescere senza padre, può oggi fare a meno di un marito, di un amante. Lancia  un messaggio chiaro: è possibile, per una donna giovane e bella, vivere senza un uomo, lontana dai compromessi.
Dal romanzo emerge un quadro impietoso della società egiziana, descritta senza veli in tutti i suoi vizi: corruzione, vanità, avidità, falsa meritocrazia, ipocrisia fatta di apparenze da salvare, maschilismo.
I personaggi maschili sono tratteggiati a tinte piuttosto fosche, più interessante e variegato il mondo dei personaggi femminili, fra i quali spiccano, naturalmente, quello sconfitto, debole,  ipocrita e pur molto sofferente di Budur, e quello forte, adamantino e pur gelido di Zeina.

  Il nodo centrale del romanzo si identifica, a mio avviso, nel maschilismo della società araba in generale e egiziana in particolare: un mondo a misura d’uomo, non di donna. La donna deve sempre scontrarsi con le sovrastrutture di questa società maschilista, scendere a compromessi, lottare per affermare se stessa come essere umano e mente pensante, oltre che come oggetto di desiderio maschile. Questo rapporto con la società viene affrontato in modo diametralmente opposto dalle due donne: la madre nello scontro soccombe, si lascia condizionare dal perbenismo e dal maschilismo al punto di abbandonare la figlia neonata, finisce di rovinarsi, dal punto di vista interiore, accettando un matrimonio di interesse, dominato dall’ipocrisia e dalla mancanza d’amore. L’apparenza è salva: Budur ha un marito, una seconda figlia legittima, una brillante carriera universitaria, ma, nell’intimo, è una donna sconfitta, lacerata, devastata.

  Nel suo approccio con la società maschilista, ZeIna esce apparentemente vincitrice: non si piega, non scende a compromessi, non si sposa, respinge i numerosi corteggiatori senza concedere nulla di sé, nemmeno i pensieri. Ma la sua è una vita di una freddezza raggelante. 
  Forse la società ha sconfitto entrambe, pur nella loro diversità, nessuna delle due, in definitiva, riesce a essere davvero felice.
Terribile e sorprendente il finale, con l’intervento di un gruppo islamista, in realtà al soldo del governo e delle potenze straniere, che conclude in modo crudele e sanguinoso la vicenda.
Romanzo interessantissimo per comprendere la società egiziana contemporanea, firmato dalla più grande scrittrice egiziana vivente. Da leggere assolutamente.

  

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